sabato 23 novembre 2013



"Se vuoi costruire una nave non devi dividere il lavoro, dare ordini e convincere gli uomini a raccogliere legna. Devi insegnare loro a sognare il mare sconfinato e lontano"
Antoine de Saint Exupery

A me piace continuare a parlare di pet therapy così.....!!! Perchè pensando alla parola stessa mi vengono in mente i legami che sono parte integrante degli uomini con gli animali e di uomini con altri uomini e donne.









Il libro che a me piace presentare come esempio è IL PICCOLO PRINCIPE, classico letto e amato da tutto il mondo, che continua ad essere uno dei più sorprendenti successi della storia editoriale.
Nella magia un pò misteriosa di questo capolavoro, carico di echi autobiografici e di una segreta premonizione della scomparsa del suo autore- il pilota elegante e audace che sparì nel Mediterraneo come un autentico personaggio di fiaba-, i lettori non cessano di trovare metafore che svelano ancora oggi, qualcosa di noi. 
Il fascino del racconto è giocato sulla potenza misteriosa che sprigiona lo sguardo infantile con la sua capacità di interrogare e di "andare oltre" la superficie del banale e di farsi quasi profeticamente antagonista di quei luochi comuni che sembrano appiattire l'umanità in una sorda indifferenza.
Il Piccolo Principe ci stupisce con domande sempre nuove bandite da un mondo adulto che diviene metafora di un'umanità risucchiata da un universo arido, ripetitivo, alienato.
Il mondo offre al bambino il proprio enigma: il bambino lo accetta, desidera comprenderlo, attraversarlo con le sue curiosità invitandoci a dubitare di comode e consuete categorie percettive.
Ma il Piccolo Principe, il poetico viaggiatore che è venuto sulla terra per raccontarci che "L'ESSENZIALE E' INVISIBILE AGLI OCCHI", ci conduce anche in un viaggio dal sapore filosofico accompagnandoci in profonde esplorazioni sul tema del tempo, della memoria, dei sentimenti, della solitudine. 
 Naturalmente come in ogni classico il piccolo principe si è collocato al centro di diverse interpretazioni: psicoanalitiche, per la presenza di una molteplicità di simboli contenuti nel testo ( la pecora, il baobab, la rosa, il vulcano, la volpe, il macchinista, il mercante ecc..) filosofiche per i rimandi all'esistenzialismo, al surrealismo, a Pascal, a Nietzsche; teologiche, per l'evocazione di tanti temi biblici come il deserto, il serpente, il bambino regale ecc; storiche per le amare riflessioni sul sangue della guerra che scorreva nelle vene dell'Europa esprimendo in chiave allegorica il dolore per la Francia disastrata.
Il racconto, infatti inizia, con il disegno di un serpente boa mentre divora una bestia evocando, tra l'altro, il pericolo delle democrazie sofocate dal mostro nazista.
Se si entra nell'ottica pedagogica del libro, il segreto risiede in gran parte nella poetica dello sguardo infantile.
Non a caso la dedica al libro (a tutti i grandi che sono stati bambini ma non se lo ricordano più) adotta un punto di vista carico di senso, offre un insostituibile chiave d'accesso al racconto ivitando chi legge a deporre gli ormeggi di consolitate sicurezze.
L'autore del libro Saint-Exupery si piega al modo del procedere del bambino il cui sgiardo insolito e dilatato, scandaglia le contraddizione del reale, non si accontenta della superficie, la penetra in profondità, ci restituisce il mistero della condizione umana ergendosi per rappresentare e sognare il destino.
La curiosità-sembra ricordarci il piccolo principe-è bambina.
I bambini guardano, esplorano, spiano e chiedono sistematicamente, instancabilmente: PERCHE'? 
Nei bambini la curiosità è il grande impulso alla conoscenza e risponde al bisogno di trovare un senso alle cose e al mondo.
Poichè l'infanzia si mostra come l'età che non rinuncia alla voglia e al bisogno di conoscere.
La narrativa è uno dei tanti sistemi di comprensione a cui l'umanità è ricorsa nei suoi negoziati col reale.